Pharma, crescono gli accordi di condivisione del rischio

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Gli accordi di condivisione del rischio (RSA) hanno l’obiettivo di mitigare i rischi legati all’inclusione di farmaci ad alto costo nelle liste di rimborso e nei piani sanitari.

Secondo uno studio di GlobalData, nell’ultimo decennio sono stati stipulati oltre 1.000 RSA in 28 Paesi, con il coinvolgimento di circa 100 aziende.

Questi accordi sono di tipo finanziario (con tetti di spesa, sconti, restrizioni specificate per una particolare popolazione di pazienti o malattie) oppure di tipo prestazionale (con un endpoint specifico o una definizione di risposta che determina la copertura del trattamento da parte dell’erogatore su base ex post facto).

Il 79% delle RSA conosciute è di tipo finanziario, con un ventaglio di soluzioni che va da semplici schemi di sconto a più complessi accordi finanziari basati sul rischio.

I Paesi con un’elevata disponibilità di modelli basati sulle prestazioni, come il Regno Unito, hanno visto questo tipo di RSA raggiungere un picco nel 2019, per poi diminuire in modo costante.

La maggior parte degli accordi basati sul finanziamento sono schemi di sconto sui prezzi ex-factory, sia semplici sia obbligatori, oppure prevedono altri tipi di negoziazione di prezzi scontati.

Ad esempio, in Svezia, l’accordo proposto per Dupixent di Sanofi/Regeneron prevedeva una negoziazione tripartita dei prezzi che coinvolgeva Sanofi, l’Agenzia per le prestazioni odontoiatriche e farmaceutiche (Tandvårds- och läkemedelsförmånsverket, TLV) e le autorità locali.

I tre enti hanno concordato un prezzo confidenziale e il TLV ha stabilito se il farmaco fosse economicamente vantaggioso per la popolazione di pazienti ammissibile.

Le RSA sono organizzate prevalentemente nell’ambito dell’oncologia (52%), poiché questi farmaci generalmente si basano sulle RSA per ottenere il rimborso.

L’accesso ai farmaci oncologici varia da Paese a Paese e il loro costo rispetto alla sicurezza/efficacia è generalmente percepito come basso, come ad esempio accade negli Stati Uniti.

Tuttavia, è probabile che trattamenti più innovativi e ad alto costo nell’ambito delle malattie infettive e della neurologia entrino nel mercato delle malattie rare aumentando il numero di RSA non oncologici.

 

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